Storia di Dora che sfidò il Duce e rifiutò il posto di una collega ebrea
Le leggi razziali viste dai bambini
La scoperta: quando la Società Dante Alighieri di Mantova liquidò la sua direttrice Ida Norlenghi Montefiore perché ebrea, la sua segretaria Dora Montani rifiutò di prenderne il posto. Un gesto di resistenza seguito dal rifiuto di diverse altre socie
La targa che ricorda l’espulsione di tutti i membri ebrei dalla Dante Alighieri e una foto giovanile di Dora Montani
E’ il 1938, siamo a Mantova. A una donna viene chiesto di dirigere una prestigiosa società culturale per prendere il posto di un’altra donna. Sono gli anni del regime fascista, e il comitato Dante Alighieri della città di Mantova si trova a dover aderire alle leggi razziali che chiedono di espellere il personale «di razza ebraica». La presidentessa della sezione femminile del comitato di Mantova, Ida Norlenghi Montefiore viene così espulsa tramite circolare. Ma quello che accade in seguito sconcerterà il Presidente del comitato di Mantova, Costantino Canneti, colui che ebbe il compito di inviare la richieste di sostituzione: la socia alla quale venne inviata la proposta, infatti, Dora Montani, già diretta segretaria della Montefiore, non accetta di prenderne il posto e fa seguire al suo diniego anche le dimissioni da socia.
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